Fusioni bancarie

Un tema caldo in ambito finanziario, riguarda certamente il grande risiko delle fusioni bancarie. Un argomento, a dire il vero, che negli ultimi dieci anni, complice anche la grande crisi del 2009, si ripresenta ciclicamente. E le difficoltà di un famoso istituto sito nel capoluogo ligure, sono state prese come spunto per analizzare, seriamente, una problematica di rilevante importanza per il tutto il paese: il consolidamento e rafforzamento del sistema bancario. D’altro canto, per reggere l’urto di una situazione economica balbettante, acuita dalla perdurante politica espansionistica della Banca Centrale Europea che ha eroso significativamente la redditività degli istituti di credito, aggregare o fondere è un tema prioritario.

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Fusioni bancarie, il Sud Italia principale ipotetico terreno fertile

Unire le forze, di conseguenza, è una necessità importante per riqualificare gli attivi, oltre a creare istituti più solidi in grado di poter competere sui mercati al cospetto dei grandi player internazionali. In base ai rumors degli addetti ai lavori, gli ultimi tre mesi del 2019 potrebbero essere particolarmente propizi per le fusioni, o accorpamenti, degli istituti di credito. E a spingere per questa soluzione sarebbe, in primis, Banca d’Italia, che vuole evitare il ripetersi di situazioni già accadute nel passato (default di alcune banche o salvataggi pilotati in extremis) e rendere più forte l’intero sistema; a tal proposito, i più importanti istituti dell’Italia del Sud  sarebbero stati invitati attorno ad un tavolo per verificare la fattibilità dell’aggregazione di alcuni di essi.

D’altronde, il sistema italiano di quelle zone è composto da banche di piccole dimensioni, sulle quali, negli ultimi anni, grava il peso dei crediti deteriorati, aumentati significativamente nell’ultimo decennio. Un tema, quest’ultimo, che non è sfuggito neppure alle autorità di Bruxelles, che hanno invitato Bankitalia a monitorare attentamente la situazione. E in Via Nazionale, non si sono fatti pregare due volte, affermando che “le fusioni potrebbero consentire la creazione di economie su scala e di diversificazione e di mettere a fattor comune le conoscenze sull’economia reale“.  A rilasciare questa dichiarazione è stato Fabio Panetta, direttore generale della Banca d’Italia, il quale, poi, ha tenuto a precisare che “le aggregazioni non dovranno essere mirate alla creazione di nuove banche territoriali, ma bensì a degli istituti in grado di sfruttare la tecnologia per operare in modo efficente“.

Fusioni bancarie, ottima opportunità per fare trading

In un simile contesto, ovvero con le massime autorità nazionali e continentali che spingono perché ciò che avvenga, è altamente probabile che le fusioni possano realmente concretizzarsi. In questi casi, com’è noto, gli scossoni in borsa sui titoli coinvolti possono essere particolarmente significativi. E l’andamento del titolo di un noto istituto toscano – di fatto nazionalizzato – nelle ultime settimane, ne è la più fulgida testimonianza. Quale miglior momento, quindi, per effettuare un po’ di trading se non questo, cercando di sfruttare, al meglio, le oscillazioni del valore dei titoli coinvolti in queste operazioni? Sulla Gazzettadeltrading, ad esempio, è possibile conoscere quali strategie adottare, oltre che apprendere quali siano le migliori piattaforme dove poter effettuare operazioni di compravendita sui mercati.

I titoli bancari, oltretutto, potrebbero ricevere un’ulteriore spinta da una misura adottata dalla BCE, che se da un lato, con l’ulteriore taglio dei tassi sui depositi (da -0,40% a -0,50%), rischia di erodere la redditività delle banche, dall’altro, grazie ad una nuova emissione di TLTRO con i quali finanziare quasi a titolo gratuito gli istituti, cerca di aiutare l’intero sistema finanziario.

Quest’ultimo, però, dovrebbe utilizzare questi prestiti per aiutare imprese e famiglie, ma non è poi così remota l’ipotesa che alcuni istituti, data la congiuntura sfavorevole, potrebbero impiegarli in modo differente, cercando di ottenere una maggiore redditività ed aumentando, potenzialmente, il valore del titolo sul mercato azionario presso il quale è collocato. I titoli bancari, di conseguenza, potrebbero risultare particolarmente interessanti per coloro che, alla ricerca di una miglior performance globale del proprio portafoglio, decidono di effettuare operazioni “short” sul mercato azionario.

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