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In Giordania non si smette di scavare, nonostante la zona sia un immenso deserto per i due terzi del territorio. Tra sabbia e montagne, ci sono luoghi suggestivi, una cornice degna del principe Lawrence d’Arabia che sono situati siti archeologici mozzafiato, come Petra e la Piccola Petra, ma anche un sito archeologico totalmente inesplorato: esiste quindi una seconda Piccola Petra? In realtà, è più grande e a detta degli archeologi, anche più bella e suggestiva; una scoperta degna di essere considerata patrimonio dell’Umanità come la Città Rosa.

La notizia della scoperta della Seconda Piccola Petra doveva essere top secret, in quanto gli archeologi volevano dapprima studiarla a fondo per capirne l’origine, ma l’indiscrezione è trapelata grazie al sito SiViaggia, che a sua volta l’ha saputo da Valerio Massimo Manfredi, il quale si è recato in questi luoghi per una consulenza a proposito di un sito inesplorato. Consultate le immagini satellitari, non si riesce a localizzare il nuovo tesoro e patrimonio dell’Umanità giordano, ma l’esperto tornerà sul luogo a maggio 2017, accompagnato da 5 persone del suo staff, allo scopo di fare degli accertamenti.

Quindi, Petra, con il suo Tesoro, il Monastero, il Tribunale e le decine di monumenti funerari, non fosse l’unica città scavata nella roccia? Si presume di no, visto che esiste la Piccola Petra a pochi chilometri. Petra fu abbandonata intorno all’VIII secolo a causa di catastrofi naturali e alla crisi dei commerci. Ad oggi, le costruzioni di roccia ospitano famiglie di beduini, finché nel 1800 l’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt ha rivelato la sua esistenza al mondo, così come la Piccola Petra, scoperta subito dopo. L’esploratore inizialmente credeva che fosse parte integrante della città rosa nella roccia giordana.

3 commenti a “Giordania, scoperta un altro patrimonio dell’Umanità: la Seconda Piccola Petra”
  1. La mia sensazione è che si parli di un insediamento nabateo situato qualche chilometro a sud-sud est di Petra, in zona desertica e tra alti rilievi rocciosi, che i locali chiamano al Sabrah. Il sito, raggiungibile con alcune ore di marcia a tratti difficoltosa, comprende un teatro parzialmente scavato nella roccia (più piccolo di quello petreo), diverse tombe rupestri e alcune strutture costruite in elevato, parzialmente conservatesi e di difficile interpretazione. Si trattava senz’altro di un insediamento satellite di Petra e doveva essere piuttosto popoloso. Nei dintorni si notano tracce di complessi sistemi idraulici, cisterne, dighe e acquedotti scavati nella roccia, proprio come a Petra. Il luogo è noto agli “addetti ai lavori” da decenni, oltre che a qualche avventuroso, ma non è mai stato scavato né studiato a fondo. Ho visitato al Sabrah in due diverse occasioni ed è un luogo affascinante.
    Mi sbaglierò, ma anche in questo caso si tratta di “polverone mediatico” teso a creare la notizia. Comunque, ben vengano nuovi studi volti a meglio comprendere Petra e la civiltà nabatea.
    Fabio Bourbon

    1. Grazie per la spiegazione esaustiva! Come abbiamo già detto, la notizia è trapelata prima delle dovute verifiche, ma si confida che la spedizione di maggio possa fare luce sulle origini di questo insediamento e dei popoli che lo hanno abitato soprattutto!

      1. Buongiorno.
        La questione di chi fossero gli abitanti di al Sabrah, o di qualsiasi insediamento scoperto di recente nei dintorni di Petra, è presto risolta: Nabatei, che a Petra avevano la capitale del loro regno e che si erano insediati nell’area intorno al 300 a.C. Nel remoto caso il sito “appena scoperto ” fosse più antico, allora si tratterebbe degli Edomiti, che risiedevano qui già da alcuni secoli, citati anche nel Vecchio Testamento, e che vennero assorbiti proprio dal popolo nabateo. Negli ultimi anni i fondi per gli scavi a Petra si sono assottigliati molto e c’è bisogno di riaccendere l’attenzione mediatica. Questo spiega le recenti e reiterate notizie di “straordinarie” scoperte di monumenti, che – in realtà – erano note agli specialisti già da tempo. Per certo, Petra era assai più vasta di quanto si pensi e oggi se ne conosce direi il 30%. Il futuro porterà senz’altro interessanti novità, se gli studi potranno proseguire.
        F.B.

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