Forse, “si sfonda una porta aperta” come si suole disquisire, ma non vi è ombra di dubbio che tra regolatori del gioco e la sua industria ci dovrebbe essere un dialogo fondamentale: ci vuole un approccio tra le due sfere del mondo del gioco e dei casino online che deve essere importante anche se si guarda ai consumatori. Come tutto quello che ruota attorno al gioco d’azzardo, od al gioco in generale, anche la normativa che lo riguarda cambia costantemente, come con la stessa velocità cambiano i gusti dei giocatori, le loro richieste e le loro esigenze di gioco. Come detto la normativa cambia e domina la discussione dell’industria del gaming e non deve così sorprendere che ci siano effetti per questo percorso sul futuro e la fortuna dell’intero mercato.
Certamente serve maggiore dialogo tra industria e regolatori anche per una questione di trasparenza nei confronti dei consumatori: ed oltre al dialogo che può a volte lasciare “lettera morta”, serve una maggiore cooperazione tra industria e regolatori anche per arrivare alla sostenibilità che deve esserci per tutti gli addetti a lavori. Sinceramente occorre che esista e sia veramente presente la sostenibilità per tutti prima che il sistema “passi migliore vita”.
La relazione irrisolta tra regolatori ed industria e su tutto ciò che si scrive e si narra sui loro rapporti porta a valutare diversi punti validi: sopratutto che non esiste ancora una voce univoca dell’industria, che i regolatori stanno attuando leggi decise da altri e questo a volte si scorda come si scorda che chi prende decisioni manca di esperienza specifica. Ci sarebbero argomentazioni sulle quali discutere e non poco anche. Da tutti i vari discorsi che nascono quando si parla di gioco d’azzardo si può estrarre n fattore comune cioè che lo stesso gioco è una attività assai controversa sotto tanti punti di vista.
La percezione pubblica del gioco e dei casino online è quasi vecchia “più del Mondo”: il gioco viene considerato quasi sempre un settore corrotto e forse i regolatori non capiscono, o non vogliono capire gli operatori, che ai più risultano “corrotti” (ma non si capisce bene perché). In contrapposizione gli operatori spesso non si rendono conto delle sfide che vengono affrontare dai regolatori: e per esemplificare si possono sottoporre questi argomenti. Le leggi sono stabilite dal Parlamento, avolte in conflitto con l’opinione del regolatori. Gli operatori tendenzialmente sono portati a fare lobby e su un doppio binario: sia con i regolatori che con i politici. Mentre i regolatori hanno a che fare con un numero infinito di persone: tutta la filiera intera dell’industria, associazioni di consumatori, forze politiche e di polizia, istituzioni dell’Unione Europea, devono anche avere a che fare con l’amministrazione ordinaria per assicurarsi che tutto “fili liscio e senza intoppi”.
Ecco perché, probabilmente, i regolatori sembra che ascoltino tutti, ma in realtà ignorano le preoccupazioni che l’industria solleva e sono anche a volte diffidenti nei suoi confronti. E poi c’è la questione del tempo: i regolatori sono costretti a subire vincoli di tempo che li obbligano a non stabilire un dialogo per non avere “lungaggini” che non potrebbero affrontare. Forse se si riuscisse ad uniformare la “voce del gioco” attraverso UNA associazione di settore, questo potrebbe aiutare senza dubbio e portare a qualche buon risultato “di ascolto”.